La Società

Elena Barberis, con i fratelli Paolo e Luca prosegue l’attività del padre, l’architetto Franco Barberis, mancato nel 2020, che era già alla terza generazione rispetto al fondatore, Battista, capomastro messosi in proprio a fine Ottocento, racconta: «Con tanta storia alle spalle, la nostra azienda ha saputo affrontare molte crisi. Poi dal 2008, il sistema bancario ha cambiato volto ed ha manifestato una chiusura totale e aprioristica verso il settore dell’immobiliare e dell’edilizia… Si è passati da un eccesso all’altro, prima si finanziava il mattone con importi superiori al valore di mercato, alimentando una bolla, poi si sono chiusi tutti i rubinetti».

I fratelli Barberis “con le unghie e con i denti” hanno continuato a sostenere l’impresa, anche coprendo le perdite e mettendo in gioco il patrimonio personale. «Abbiamo sempre profuso tutte le nostre energie», riprende Elena, pacatamente ma fermamente, «con impegno e passione. E così fino al 2019 siamo comunque riusciti a restare in equilibrio, fatturando tra i 15 e i 20 milioni all’anno, tra operazioni immobiliari e lavori per conto terzi.». Quello della Franco Barberis spa è il caso di un investimento di un’impresa edile di Alba, che era finita all’inferno, cioè in un mucchio di “Crediti Difficili” ed è rinata, coronandosi con successo.

Davvero una parabola incredibile, da favola o da miracolo, perché siamo in un sistema, purtroppo, abituato a non differenziare tra aziende che non ce la fanno e aziende che possono ancora esprimere valore, anche se colpite da una difficoltà. Perdendo magari l’occasione di supportare progetti d’eccellenza del tutto recuperabili con un po’ di fiducia. «Diciamo che gli ultimi dieci anni sono stati i più difficili per la nostra impresa», si limita ad ammettere, col delizioso understatement piemontese che la distingue, Elena Barberis.

Avete presente il brutto anatroccolo? Quel pulcino misconosciuto che stupisce mamma anatra trasformandosi in un meraviglioso cigno? Chi ama le favole faticherà a credere che nel mondo complesso e – diciamolo! – arido della finanza e del credito possa ancora capitarne qualcuna. Con la pandemia arriva il cigno nero: «Avevamo in corso una procedura di ristrutturazione del debito con le banche che sembrava ben avviata e che avrebbe dovuto chiudersi entro il 2020. Invece con il Covid si è fermato tutto. E durante il primo lockdown, scervellandomi su cosa fare per uscire da questa impasse, ho contattato illimity Bank. Ne seguivo da un po’ le attività, perché l’ho sempre vista come una banca innovativa, rispetto al modello tradizionale. Ho chiesto un appuntamento e ne abbiamo subito fatto uno, digitale naturalmente. Hanno iniziato a valutare la nostra situazione e in particolare uno dei nostri progetti, forse il fiore all’occhiello, ad Albenga.» Un fiore all’occhiello che oggi è rifiorito e produce frutti, ma quando a marzo 2020 è esploso il Covid aveva perso la necessaria irrigazione. «Era ed è un progetto innovativo, interessante, con delle caratteristiche tecniche nuove. In piena fase di costruzione. Col cantiere bloccato tra pandemia e stop al credito», racconta Elena. Finché un brutto giorno «abbiamo saputo che la banca che deteneva il credito e che fino a quel momento ci aveva finanziato, aveva messo in vendita sul mercato un pacchetto di UTP, e che dentro quel pacchetto c’era anche il nostro debito, pur essendo stati noi sempre in regola con i nostri impegni. Sconcertati, abbiamo capito di essere una sofferenza».

Sfide future

Ma cos’aveva di speciale, il brutto anatroccolo di Albenga, per incoraggiare illimity a sostenerne lo sviluppo? Innanzitutto, la credibilità dell’impresa promotrice, trasparente, serissima – con un codice etico a dir poco esigente – e stabile nel track-record industriale. Poi c’era la qualità tecnica del progetto, imperniato sui valori della sostenibilità e della rigenerazione urbana. «È un progetto nato nel 2011 – ricorda Elena – che ha avuto un’incubazione lunga vita proprio perché molto innovativo. Non ha mai voluto essere edilizia classica, siamo intervenuti su un’area sorta intorno al capannone di una cooperativa ortofrutticola, disordinatamente e con poca qualità, che progressivamente era stata inglobata dalla città, e che abbiamo voluto rigenerare, ripensando l’intera zona, sia dal punto di vista della viabilità che dello skyline e dei servizi. Il nuovo quartiere - 13 mila metri di superficie, con una cubatura importante - è stato inserito nel PNRR tra le opere da realizzare entro il 2026, e lo spostamento della ferrovia verso l’entroterra, reso possibile appunto dai fondi europei, premierà la zona. Quindi il Comune trasformerà il vecchio sedime in pista ciclabile e in spazi per la collettività, contribuendo così alla riqualificazione di tutta l’area. Il nostro quartiere si troverà nel cuore di un’area di giardini pubblici e servizi collettivi che Gonzalo Byrne, architetto portoghese, aveva immaginato molti anni fa. Il primo progetto su quell’area era costituito da due torri… Ora, be’… giudichino gli altri!».

La partnership

Ed è stato però quello il momento della svolta – rimarca Elena Barberis – cioè illimity, nel novembre del 2020, ha comprato il credito verso Vistamare – così si chiama la nostra società ad Albenga – abbiamo stipulato un nuovo accordo con loro, ci hanno rinnovato il finanziamento migliorandone le condizioni, con l’obiettivo di farci arrivare a fine lavori nel più breve tempo possibile. Insomma, hanno creduto in noi! L’operazione ha dato chiaramente una svolta alla produzione in cantiere, ormai quasi ultimato: in queste settimane stiamo concludendo gli ultimissimi lavori, ma abbiamo già venduto il 50% degli appartamenti. Da poco è anche arrivata la risposta dell’Agenzia delle Entrate per l’applicabilità del Sismabonus a quel progetto».

Ecco il brutto anatroccolo diventato cigno. Un cantiere bloccato dal credito vecchio stampo che riparte e si chiude al meglio grazie al credito innovativo. Ma come se la spiega, Elena Barberis, questa metamorfosi vincente? «È semplice: le banche tradizionali non entrano più nel merito delle singole operazioni. Schiacciano il tasto dei sistemi di parametrazione finanziaria e guardano cosa viene fuori. Se viene fuori il disco rosso, niente da fare. Loro stesse lo ammettono. Il nuovo credito no. Torna all’antico e valuta nel merito. Tra l’altro illimity, dopo l’operazione di Albenga, ha esteso il perimetro della collaborazione con noi a varie altre società e operazioni in corso, e sta acquistando vari altri crediti. Peraltro, avendo noi oggi un portafoglio di ben 60 milioni di lavori solo con il 110% possiamo dire che l’operazione creditizia è valida».

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